Infusione continua di bassa dose di ANP in pazienti con disfunzione ventricolare sinistra che si devono sottoporre a bypass coronarico
L’infusione continua di bassa dose di peptide natriuretico atriale umano ( hANP ) in pazienti che si devono sottoporre a intervento chirurgico di bypass cardiopolmonare inibisce il sistema renina-angiotensina-aldosterone ( RAAS ) e compensa gli effetti avversi del bypass cardiopolmonare.
Uno studio ha esaminato l’influenza dell’infusione di peptide natriuretico atriale umano sulla funzione cardiaca e renale in pazienti con disfunzione ventricolare sinistra che si devono sottoporre a bypass coronarico.
Un totale di 133 pazienti, con frazione di eiezione pre-operatoria inferiore o uguale al 35%, sono stati randomizzati a ricevere un’infusione di 0.02 microg/kg/min di hANP dall’inizio del bypass cardiopolmonare ( gruppoANP ) oppure placebo ( soluzione salina ).
La mortalità precoce post-operatoria non ha mostrato differenze significative tra i due gruppi, ma le complicanze peri-operatorie sono risultate significativamente meno frequenti nel gruppo peptide natriuretico atriale umano ( p=0.015 ).
La mortalità per tutte le cause nel lungo periodo non ha mostrato differenze, ma il tasso libero da morte cardiaca a 5 o 8 anni dopo l’intervento è stato pari al 98.5% nel gruppo ANP e all’85.5% nel gruppo placebo ( p=0.0285 ).
La frazione di eiezione post-operatoria è risultata significativamente maggiore e il livello di peptide natriuretico cerebrale significativamente più basso nel gruppo ANP.
Il livello sierico di creatinina è risultato significativamente più basso nel gruppo ANP che in quello placebo a 1 mese, 6 mesi e 1 anno dopo l’intervento, mentre la velocità di filtrazione glomerulare stimata ( eGFR ) è apparsa significativamente più alta nel gruppo ANP negli stessi periodi.
In conclusione, nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra che si devono sottoporre a bypass coronarico, il peptide natriuretico atriale umano ha mostrato effetti protettivi a livello renale e cardiaco e ha ridotto le complicanze postoperatorie, oltre a migliorare la prognosi a lungo termine.
Per questo motivo dovrebbe essere preso in considerazione come parte della gestione peri-operatoria di pazienti con disfunzione cardiaca che si devono sottoporre a intervento di cardiochirurgia. ( Xagena2010 )
Sezai A et al, J Am Coll Cardiol 2010; 55: 1844-1851
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